Biblioteca Info e suggerimenti


CHIANCIANO TERME
Biblioteca Comunale
Indirizzo: V.le Dante – piano strada del Museo Civico Archeologico delle Acque- 53042
Tel.: 0578/652511 -Fax 0578/31607
Responsabile del Servizio: Giulio Paolucci
Istruttore della Biblioteca: Anna Maria Settimi
e-mail:biblioteca@comune.chianciano-terme.siena.it
Catalogo della biblioteca:
·         Orari:
            Martedì, Giovedi, Venerdi: 14:30-18:30             Mercoledì, Sabato: 9:00-13:00
·         Patrimonio documentario:-        volumi ed opuscoli: circa 30.000
-        sezione locale, che raccoglie testi riguardanti storia, tradizioni, archeologia, sia di Chianciano Terme che dell’area della Valdichiana e Val d’Orcia
·         Fondi particolari:
            -  Fondo Giubilei: biblioteca privata della famiglia (sec. 18-19);
            -  Fondo Simoneschi: prevalentemente a carattere archivistico e materiale librario             minore;
            -  Fondo Terrosi: circa 1000 volumi appartenuti all’ingegnere Terrosi prevalentemente      opere di narrativa e letteratura.
·         Servizi offerti:
·         Accesso consentito a tutti, senza limiti di residenza;
·         Il prestito è gratuito e consentito a tutti. Si possono prendere in prestito fino a 3 monografie per 30 giorni, rinnovabili. Alcune sezioni sono escluse al prestito.
·         Servizio di reference : assistenza agli utenti, informazioni bibliografiche e non, fornitura documenti;
·         Servizio telefonico di informazioni, prenotazioni e rinnovo prestiti;
·         Prestito interbibliotecario,  all’interno della rete provinciale ReDoS, regionale, nazionale ed internazionale
·         Attività: Volare alla conquista del libro” – Mostra mercato del libro per ragazzi organizzata dalla Provincia di Siena;
·         Organizzazione Biblioteca: La Biblioteca appartiene alla Rete senese REDOS, con cui condivide le attività, il catalogo.

Archivio storico:
L’archivio storico, inventariato nel 1991, è rientato in possesso del Comune di Chianciano con l’unità d’Italia. Le carte anteriori al 1960 sono comprese in numero di 235 faldoni. Il documento più antico è datato 1287 e il documento più prezioso è rappresentato dagli Statuti di Chianciano. L’archivio è separato da quello corrente. Nell’attuale riordinamento la Sezione storica dell’archivio del Comune di Chianciano Terme è stata divisa nei seguenti fondi: diplomatico, archivio preunitario, archivio postunitario e archivi aggregati.
Ha sede a Palazzo de' Vegni ed è consultabile, previa autorizzazione della Soprintendenza Archivistica della Toscana, in giorni e orari da concordare presso la Biblioteca Comunale (Tel.0578.652511, e-mail: biblioteca@comune.chianciano-terme.siena.it)

La biblioteca suggerisce ...


Con l'intento di fornire un ulteriore servizio ai nostri lettori iniziamo, con questo post, una collaborazione tra il nostro blog e la Biblioteca Comunale di Chianciano Terme, per dare dei suggerimenti di lettura a cura della nostra bibliotecaria Anna Maria Settimi (in alto a sinistra cliccando su biblioteca info si ottengono informazioni su orari tel ecc.):

Sophie Divry – La custode di libri
Incipit:
Si svegli! Che fa dorme? La biblioteca apre soltanto fra due ore, qui non ci può stare. È il colmo: adesso ci rinchiudono i lettori, nel mio seminterrato. A questo punto me le hanno fatte proprio tutte, qua dentro. È inutile che gridi, io non c’entro niente… Ma so chi è lei, lei lo conosce bene, questo posto. A forza di passarci le giornate a perdere tempo, doveva pur capitare che ci restasse di notte. No, non vada via, già che è qui mi dia una mano. Cerco un libro per quelli di sopra, L’esistenzialismo è un umanesimo, una roba di Sartre che hanno perso qui sotto. Lo cerchi sugli scaffali, grazie. Come? Non mi riconosce? Ma se lavoro in questo seminterrato tutti i giorni! Si direbbe quasi che sia trasparente. È il mio problema, non mi vede nessuno. Anche per strada, la gente mi urta e dice: «Oh, scusi, non l’avevo vista». La donna invisibile, sono la donna invisibile, la responsabile degli scaffali di geografia.  Ma sì, ora mi riconosce, certo. Ah, eccolo, molte grazie, è veloce, lei. L’esistenzialismo è un umanesimo non ha niente a che spartire con il mio seminterrato, mica facciamo filosofia qui. Va bene per gli intellettuali del pianoterra. Così glielo restituisco, saranno contenti, che è parecchio che lo cercano di sopra. Come vede lei mi è utile. In ogni modo, non sono autorizzata a riaprirle le porte, bisognerebbe chiamare il servizio di sorveglianza, è troppo pericoloso. Certo che è pericoloso, sarebbe una cosa inaudita, una vera e propria novità! E poi non bisogna mai farsi notare in biblioteca. Farsi notare è disturbare. Resterà con me mentre preparo la mia sala di lettura. Ho altri libri da catalogare. Visto che è così efficiente, mi tiri fuori dagli scaffali di storia tutti i libri di geografia che ci hanno infilato i lettori. Su, e non brontoli: catalogare, riordinare, non disturbare, è tutta la mia vita.
È una querula bibliotecaria di provincia la donna che parla dalla prima all'ultima riga di questo incantevole monologo. Il suo interlocutore è un ragazzo che usa il seminterrato della biblioteca come bivacco notturno. A lui la custode si rivolge mischiando vita privata, libri, invettive. E la confessione di un tenero rapimento verso uno studente di cui però contempla solo la nuca. La sua voce ci arriva sommessa, un po' nevrotica, la voce di una donna ferita da un amore andato male, chiusa in un riserbo che solo i suoi amati romanzi riescono a scheggiare. Li ama, li classifica, li commenta convinta che solo l'ordine monastico della biblioteca è medicina per il caos dei sentimenti e degli uomini tutti. E poi d'un tratto la sua voce si accende e dalla donna autoreclusa nel sottosuolo esce una pasionaria della letteratura, una tenace sentinella del silenzio, che dalla sua misera trincea di provincia difende la vertigine della bellezza letteraria contro il chiassoso vociare della subcultura di massa.


Nesser, Hakan L'uomo con due vite
incipitIl giorno prima che tutto cambiasse, Ante Valdemar Roos ebbe un visione. Camminava con suo padre in un bosco. Era autunno e si tenevano per mano; la luce del sole filtrava attraverso le alte chiome dei pini, e loro seguivamo un sentiero battuto che serpeggiava in mezzo a bassi cespugli di mirtilli rossi e massi ricoperti di muschio. L'aria era limpida e frizzante, qua e là c'era profumo di funghi. Lui doveva avere cinque o sei anni, in lontananza si sentivano le strida degli uccelli e il latrato di un cane. …
 
"La vita non potrà mai essere meglio di così." Ante Valdemar Roos non si riconosce in queste parole, le parole di suo padre: a quasi sessant'anni conduce un'esistenza ordinaria. Sua moglie non lo capisce; le figlie di lei lo considerano un fallito; i colleghi di lavoro lo trattano con indifferenza, se non con disprezzo. Ma un giorno la fortuna gli sorride, e la schedina giocata con tanta pazienza anno dopo anno risulta vincente. Valdemar decide di tenere per sé questa notizia e comincia a costruirsi una vita parallela, che comprende un'idilliaca casa nel bosco. Anna Gambowska è una ragazza difficile, in fuga da un centro di recupero per tossicodipendenti. Vent'anni, una chitarra, uno zaino e un passato burrascoso che sta cercando di lasciarsi alle spalle quando si imbatte in un'idilliaca casa nel bosco... L'ispettore Gunnar Barbarotti è bloccato in un letto d'ospedale con una gamba rotta, quando Alice Ekman Roos gli chiede di indagare sulla scomparsa del marito. Il caso non sembra complicato, finché le ricerche condotte dai colleghi dell'ispettore non portano al ritrovamento di un cadavere: di chi si tratta? E cos'ha a che fare con Anna? O con Valdemar? Nel terzo romanzo della serie che lo vede protagonista, l'ispettore italo-svedese Barbarotti ci appassiona con le vicende legate alla sua nuova e caotica famiglia allargata e con il caso di un uomo qualunque che cerca disperatamente di riscattare una vita senza qualità.




Jean-Claude Izzo – Vivere stanca

Incipit:

“ Marion aprì gli occhi. Un rumore l'aveva strappata al sonno. Un rumore sordo. Come un colpo contro la parete.
Chiuse gli occhi, spossata, poi li riaprì. Théo non c'era più, accanto a lei. Ma nel letto il suo posto era ancora caldo. Quello stromzo adesso se la squaglia, pensò.
Gli occhi si abituarono al buio. Théo era accovacciato, cercava i vestiti sparsi sul pavimento. Lei sorrise, pensando alla follia che era stata la notte scorsa, rientrando.” ...

Una piccola raccolta postuma di racconti, usciti anni fa in Francia su riviste, piccoli capolavori, troppo brevi,. Cento pagine scarse, comprese le immagini, la voglia di rallentare la lettura, di indugiare su ogni lettera, su ogni frase, per non farli finire. Una serie di racconti noir dallo stile secco con degli squarci di lirismo, dove Izzo ha condensato il suo mondo: la crudeltà terribile della vita, Marsiglia rifugio degli esiliati che accoglie barboni, esiliati e poveracci. L'incapacità dell'uomo di amare e di capire, la violenza e il razzismo. Piccoli quadri di vita a perdere, dolori e poesia, finali amari che sono un pugno nello stomaco, barlumi di speranza, una sorta di testamento postumo indignato e straziante, con il coraggio e la franchezza che appartengono da sempre a questo scrittore. La "sua" Marsiglia: le stradine, il porto, gli odori, gli occhi delle sue donne, la luce della città che gli può dare l'unica felicità che possa andargli bene. È una felicità di consolazione, perché, come dice una protagonista: "La vita non è per niente facile, vivere stanca".



Abbott. Edwin A., Flatlandia. Racconto fantastico a più dimensioni
Incipit:
“Chiamo il nostro mondo Flatlandia, non perché sia così che lo chiamiamo noi, ma per renderne più chiaramente la natura a voi, o Lettori beati, che avete la fortuna di abitare nello Spazio. Immaginate una vasto foglio di carta su cui delle Linee Rette, dei Triangoli, dei Quadrati, dei Pentagoni, degli Esagoni e altre figure geometriche, invece di star ferme al loro posto, si muovano qua e là, liberamente, sulla superficie o dentro di essa, ma senza potersene sollevare e senza potervisi immergere, come delle ombre, insomma- consistenti, però, e dai contorni luminosi.”...
  Il potenziale romanzesco della geometria, come di ogni altra disciplina rigorosa, è enorme. Il reverendo e pedagogo Edwin Abbott (1838-1926), che per molti tratti è avvicinabile al suo contemporaneo Lewis Carroll, ne ha dato una dimostrazione memorabile in questo racconto.Questo libro è l’avventura di un quadrato: ci riguarda tutti però. Una forma geometrica ben nota sin dai tempi dell’antica Grecia, descritta da Euclide, una forma semplice, che cavalca la storia delle civiltà sino ad arrivare alle soglie del XX secolo. Ed entrare come protagonista dell’arte, del design dei nostri tempi. Perché, come ha scritto Bruno Munari, «il quadrato non ha stili», funziona sempre. Quadrato è il protagonista di questo libro di Abbott intitolato "Flatlandia" (Il mondo piatto) scritto nel 1884. Un’avventura alla scoperta della terza dimensione, lasciando il paese piatto delle origini, sino a sognare, immaginare la quarta dimensione e dimensioni ancora più alte, che diventeranno visibili grazie ai matematici in quegli stessi anni. Un’avventura che parla di geometria, di nuovi mondi, di creatività e fantasia, di libertà. Una storia molto attuale, in cui hanno spazio anche i diversi, i geometricamente diversi, ovviamente. Che turbano, creano scompiglio nel regno della regolarità. Flatlandia è un universo fantastico, minuscolo e perfetto e, come tale, resta innanzitutto un esercizio inesauribile dell'immaginazione.





Franzen, Jonathan: Libertà
Incipit:
Le notizie su Walter Berglund non vennero riprese dalla stampa locale – lui e Patty si erano trasferiti a Washington due anni prima, e ormai non contavano più niente per St. Paul -, ma la nuova borghesia urbana di Ramsey Hill non era così leale alla propria città da non leggere il “New York Times”. Secondo un lungo e poco lusinghiero articolo del “Nyt”, Walter, nella capitale della nazione, aveva mandato a rotoli la propria vita professionale.

Walter e Patty erano arrivati a Ramsey Hill come i giovani pionieri di una nuova borghesia urbana: colti, educati, progressisti, benestanti e adeguatamente simpatici. Fuggivano dalla generazione dei padri e dai loro quartieri residenziali, dalle nevrosi e dalle scelte sbagliate in mezzo a cui erano cresciuti: Ramsey Hill (pur con certe residue sacche di resistenza rappresentate, ai loro occhi, dai vicini poveri, volgari e conservatori) era per i Berglund una frontiera da colonizzare, la possibilità di rinnovare quel mito dell'America come terra di libertà "dove un figlio poteva ancora sentirsi speciale". Avevano dimenticato però che "niente disturba questa sensazione quanto la presenza di altri esseri umani che si sentono speciali". E infatti qualcosa dev'essere andato storto se, dopo qualche anno, scopriamo che Joey, il figlio sedicenne, è andato a vivere con la sua ragazza a casa degli odiati vicini, Patty è un po' troppo spesso in compagnia di Richard Katz, amico di infanzia del marito e musicista rock, mentre Walter, il timido e gentile devoto della raccolta differenziata e del cibo a impatto zero, viene bollato dai giornali come "arrogante, tirannico ed eticamente compromesso". Siamo negli anni Duemila, anni in cui negli Stati Uniti (e non solo...) la libertà è stata come non mai il campo di battaglia e la posta in gioco di uno scontro il cui fronte attraversa tanto il dibattito pubblico quanto le vite delle famiglie.

Nove anni dopo Le correzioni, Jonathan Franzen torna con un romanzo spietato e divertente, un vasto affresco storico capace di un'umanissima, malinconica attenzione per il dettaglio: una riflessione sulla libertà e sulle cose cui siamo disposti a rinunciare per essa, sull'ambiguità di un diritto che a volte si fonda sulla sopraffazione dell'altro, sulle catene che ci imprigionano e su quelle che in realtà ci rendono più liberi. Ma questo è anche un romanzo sul matrimonio, su ciò che ci lega a un'altra persona, e sulla politica, che è ciò che ci lega a tutti gli uomini. Sul desiderio e il risentimento, sull'invidia che fonda le amicizie, sul conformismo della società di massa e sulle aspettative deluse: tutte cose che, a ben vedere, sono modi diversi di pensare la libertà.



Belinda Starling, La rilegatrice di libri proibiti
 Incipit
 Questo è il mio primo volume e, nonostante le sue evidenti imperfezioni, ne vado piuttosto fiera. Il marocchino rosso della copertina è tutt'altro che liscio, gli angoli sono stati ripiegati malamente e c'è una macchia d'erba sull'intarsio anteriore di seta color fiordaliso. Il titolo sul dorso troppo ricurvo è SAOBA BIBBL, con improbabili motivi botanici : ananas che spuntano tra foglie di quercia, ghiande e edera.

È il 1859 a Londra e Peter Damage, uno dei più rinomati rilegatori di libri della capitale inglese, si trova costretto dalla malattia, un'artrite reumatica che gli deforma le mani, e dall'impellente bisogno di denaro, a consentire a sua moglie Dora di praticare l'antica arte della rilegatura. Nel giro di poco tempo, non solo padroneggia perfettamente i segreti della rilegatura, ma allarga considerevolmente il giro d'affari del laboratorio di famiglia acquisendo nuovi clienti. Spicca tra questi un gruppo di altolocati aristocratici, cultori delle libertà in ogni campo, che coltivano il sogno di liberare la società dalle "pastoie del ritegno" e della morale. Da quando la legge ha stabilito che è illegale pubblicare e diffondere opere letterarie di genere immorale ma non possederle, Sir Knightloey e i suoi amici collezionano quei libri proibiti che i puritani dell'epoca vorrebbero bruciare tra le fiamme dell'inferno: il Decamerone, il Satyricon di Petronio, l'Ars Amatoria di Ovidio. A rilegare quei libri con preziose pelli e fodere scarlatte è, in barba a tutte le leggi della corporazione dei legatori che vietano il lavoro alle donne, Dora Damage, con le sue originali rilegature, così morbide e seducenti. Ma non finisce forse puntualmente nei guai chi entra in una "società del vizio"?

Romanzo storico, che congiunge fascinazione vittoriana, eros proibito e un'antica e nobile arte, "La rilegatrice dei libri proibiti" ci offre, con Dora Damage, un'eroina moderna che non esita a infrangere le regole e i tabù della Londra del XIX secolo, che si batte con coraggio contro le discriminazioni, oltre che un ritratto memorabile della Londra della metà dell'Ottocento, una città  in cui gli ideali più nobili si accompagnano alle miserie più sordide.

l'autore
Belinda Starling

Belinda Starling

Belinda Starling viveva a Wivenhoe, nell'Essex, con il marito e i figli. È scomparsa nell'agosto del 2006, all'età di 34 anni, per delle complicazioni sorte dopo un intervento chirurgico. Aveva appena completato il manoscritto della Rilegatrice dei libri proibiti, il suo primo romanzo.




Bohumil Hrabal, Una solitudine troppo rumorosa
Incipit
"Da trentacinque anni lavoro alla carta vecchia ed è la mia love story. Da trentacinque anni presso carta vecchia e libri, da trentacinque anni mi imbratto con i caratteri, sicché assomiglio alle enciclopedie, delle quali in quegli anni avrò pressato sicuramente trenta quintali, sono una brocca piena di acqua viva e morta, basta inclinarsi un poco e da me scorrono pensieri tutti belli, contro la mia volontà sono istruito e così in realtà neppure so quali pensieri sono miei e provengono da me e quali li ho letti, e così in questi trentacinque anni mi sono connesso con me stesso e col mondo intorno a me, perché io quando leggo in realtà non leggo, io infilo una bella frase nel beccuccio e la succhio come una caramella, come se sorseggiarsi a lungo un bicchierino di liquore, finché quel pensiero in me si scioglie come alcool, si infiltra dentro di me così a lungo che mi sta non soltanto nel cuore e nel cervello, ma mi cola per le vene fino alle radicine dei capillari."
trama
Hanta, il protagonista, da più di trent'anni pressa carta vecchia, con un metodo non privo di fantasia, beve birra e, ogni tanto, salva qualche bel libro dal macero, lo porta a casa; ormai i volumi occupano ogni spazio, ogni anfratto vitale, gli incombono sulla testa persino nel gabinetto. Il protagonista si astrae dalla realtà, dialoga con i grandi. Il lavoro gli è lieve, con le sue pause e le sue gioie, il contatto sacrale con la materia, la carta, i libri, la parola stampata. Ha tempo per riflettere, è diventato colto suo malgrado, assapora le piccole e grandi gioie della cultura, mentre il suo capofabbrica incombe minaccioso, opprimente, scontento, latore dei freddi principi di autorità e di prestazione, incarnazione di una realtà che sembra avere in uggia l'intelletto, la cultura, cose superate, non necessarie alla produzione. Ormai, un mondo vecchio è finito e ne avanza uno nuovo, igienista e frettoloso, impersonale e indifferente, monocorde e forte. Il mondo nuovo percepisce i libri come semplice carta straccia. Il lavoro, amorevole e artigianale del protagonista è destinato a trasformarsi in freddo, inesorabile, efficiente, insensibile e disumano lavoro industriale. Hanta, incapace di adattarsi ed escluso, ne farà le spese e si suiciderà all'interno della sua stessa pressa. Un suicidio pensoso e filosofico.
Commento
Libro strano e difficile, questo di Hrabal, poetico, incoerente, onirico, autobiografico, evocativo, a cominciare dal bel titolo, narrazione ricca di simboli, dove realtà e fantasia si mischiano e che contiene un incomparabile elogio della lettura. Hrabal ha messo molte cose in questo breve libro. Ci sono Praga, gli umori e gli odori, le osterie, i tipi originali, le avanguardie, la vita. C'è anche un sentore di disfacimento, di putredine, di claustrofobica oppressione, che sembra presagire lo sgretolamento di un regime. Ma c'è, soprattutto, l'omaggio ai bibliofili, agli innamorati dei libri, smarriti fra le pagine scritte, fino a mescolare la realtà esterna con i propri pensieri, fino a perdere quell'efficienza mondana meccanica e insensibile.
***************************************************************************************************************
altro consiglio di lettura dalla nostra biblioteca:

Alan Bennett: La sovrana lettrice
La regina, del tutto casualmente, ma d'altronde come lei stessa si pronuncerà "siamo tutti soggetti al destino", si imbatte, durante un ricevimento ufficiale, in un oscuro riferimento a un ancora più oscuro scrittore, Jen Genet. Da questo incidente prende le mosse la parabola della regina-lettrice che, dopo un primo assaggio di rosa – la Nancy Mitford di Inseguendo l'amore e L'amore in climi freddi – diventa prigioniera, di gradino in gradino (allora Ackerley, Brookner, Mc Ewan e Tait Black, Byatt…), sempre più smaliziata nei gusti e raffinata nelle scelte, della sottile, autogenerantesi, ragnatela prodotta dalla letteratura ... Poi qualche cosa va storto…..


Alan Bennet … mette in scena una figura eccentrica, che guarda alla morte e alla vita con piglio risoluto tanto da cambiare il proprio destino. In questo caso neppure sua maestà può sfuggire all'assedio stringente della lettura, da una dipendenza che non conosce cure. (L'Indice). Il racconto intelligente e ironico della passione per la lettura, di una storia impossibile nella realtà, ma non nei libri. Un brillante invito alla lettura, un elogio dei libri e della libertà di leggere che emerge in maniera frizzante e arguta attraverso una narrazione breve e delicata.
***********************************************************************************

Altro consiglio di lettura: Questa volta un romanzo da cui è stato tratto il film The Reader - A voce alta (The Reader) del 2008 con protagonista Kate Winslet (Titanic) vincitrice dell'Oscar 2009 come migliore attrice protagonista:
-Siamo negli anni Cinquanta e Michael Berg attraversa i primi turbamenti dell'adolescenza. Quando un giorno, per la strada, si sente male, viene soccorso da Hannah, che ha da poco superato la trentina. Colpito da questa donna gentile e sconosciuta, irresistibilmente attratto dalla sua misteriosa e profonda sensualità, Michael riesce a rintracciarla. Tra loro nasce un'intensa relazione, fatta di passioni e di pudori. Presto, però, Michael intuisce che nella vita di Hannah, nel suo passato, ci sono altri misteri: qualcosa che lei non può rivelargli e che segnerà per sempre il destino di entrambi.A voce alta è una storia d’amore struggente, emozionante, ricca di colpi di scena. Nell’inseguire un segreto che non può essere tradito, Bernhard Schlink ci regala un romanzo pervaso di passione e sensualità, e offre una riflessione di forte presa poetica sulla storia del nostro secolo.