Nel numero di ARCHEOMATICA di dicembre 2012, a pagina 30, è pubblicato un interessante articolo su uno
studio condotto da Claudio Milanesi ed altri, tra i resti vegetali di
vinaccioli rinvenuti in scavi archeologici.
Gli studiosi svolgono queste indagini con scopo di
individuare le relazioni tra l'uomo il mondo vegetale con particolare interesse per la storia
dell'alimentazione umana, degli scambi commerciali e dei riti funerari e
religiosi che tali studi possono indicare.
Sono stati esaminati vinaccioli provenienti da quattro siti: uno in Iran,
databile al bronzo antico (circa 23 secoli a.C.). Un secondo proveniente da un
sito a noi molto noto, cioè dalla fattoria etrusca di Poggio Bacherina a
Chianciano Terme, databile al II secolo a.C.. Un terzo dal sito del castello di
Miranduolo a Chiusdino, databile al X secolo d.C. e l'ultimo da uno scavo urbano in
Firenze del XIII secolo.
La vite, addomesticata dalle comunità rurali del neolitico,
si espande a partire dall'età del bronzo, sia come vero e proprio addomesticamento
che come produzione e commercio, dalla zona di origine situata tra il Mar Nero e
l'Iran, verso occidente e l'Italia centrale,
per questo motivo per lo studio sono stati messi a confronto tre campioni toscani e uno iraniano.
Per la metodologia e per i dettagli dello studio si rimanda
all'articolo completo consultabile all'indirizzo http://issuu.com/geomedia/docs/archeomatica_4_2012_1?mode=window&viewMode=doublePage
Lo studio sembra confermare un collegamento dall'ottavo
secolo a.C. al secondo secolo d.C. tra il Mediterraneo orientale e l'Italia
centrale, rimandando l'origine di vitigni di Sangiovese e Albano all'area
mediorientale.
Per i campioni di Poggio Bacherina di Chianciano l'analogia
con vitigni tipo Malvasia confermerebbe la predilezione degli etruschi per i
vini bianchi aromatici e frizzanti; in Etruria già dall'ottavo secolo
a.C. era prassi comune maritare le viti con gli alberi dove queste potevano
arrampicarsi e vegetare correttamente.
L'affinità tra i campioni medievali e quelli moderni
autoctoni tipo Albano e Sangiovese, confermerebbe che nel medioevo viti di
questo tipo, coltivate in origine in piccole quantità nei chiostri dei monasteri,
diventano poi varietà autoctone giunte fino ad oggi.
Segnaliamo come, ancora una volta, gli scavi condotti
nell’area (Poggio Bacherina è stata da noi scavata con la direzione di Giulio
Paolucci dal 1986 al 1989) contribuiscano alla conoscenza del popolamento
antico del nostro territorio e quindi avere una visione corretta del nostro passato.
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