
Nel relitto fu ritrovata quella che può essere definita una "cassetta di pronto soccorso" o più probabilmente il bagaglio di un medico; si recuperò infatti 136 cilindri, in legno di bosso, e alcune pissidi in stagno vicino ad una campana per salassi e uno specillo. In una delle pissidi erano alcune "compresse" del diametro di 3-4 cm. composte per la quasi totalità da carbonati di zinco con tracce di grassi animali, oli vegetali e fibre di lino.
Ma la domanda è: a cosa servivano queste compresse? Nuovi studi dell'equipe della Dottoressa Gianna Giacchi della Soprintendenza Archeologica della Toscana, hanno permesso adesso di formulare un'ipotesi di risposta.
Ancora oggi i carbonati di zinco sono utilizzati come medicinali dermatologici, ma questo non significa ch un tempo fosse esclusivamente questo l'uso delle nostre compresse. Per avere altre informazioni gli studiosi hanno consultato testi antichi e in particolare uno di Plinio il Vecchio dove lo scienziato romano scrive di compresse utilizzate come impacchi sia per la pelle malata ma anche ad uso oftalmico. Avremmo quindi capito come i navigatori antichi si proteggevano gli occhi nei loro pericolosi viaggi; con il "Collirio dei Romani"
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