Ecco l'autunno e con il brutto tempo niente di meglio della lettura di un buon libro. Continuiamo la collaborazione con la Biblioteca Comunale di Chianciano. Ecco la prima proposta di Annamaria per quest'anno:
Sophie Divry – La
custode di libri
Incipit:
Si svegli! Che fa dorme? La biblioteca apre soltanto fra due ore, qui
non ci può stare. È il colmo: adesso ci rinchiudono i lettori, nel mio
seminterrato. A questo punto me le hanno fatte proprio tutte, qua dentro. È
inutile che gridi, io non c’entro niente… Ma so chi è lei, lei lo conosce bene,
questo posto. A forza di passarci le giornate a perdere tempo, doveva pur
capitare che ci restasse di notte. No, non vada via, già che è qui mi dia una
mano. Cerco un libro per quelli di sopra, L’esistenzialismo è un umanesimo, una
roba di Sartre che hanno perso qui sotto. Lo cerchi sugli scaffali, grazie.
Come? Non mi riconosce? Ma se lavoro in questo seminterrato tutti i giorni! Si
direbbe quasi che sia trasparente. È il mio problema, non mi vede nessuno.
Anche per strada, la gente mi urta e dice: «Oh, scusi, non l’avevo vista». La
donna invisibile, sono la donna invisibile, la responsabile degli scaffali di
geografia. Ma sì, ora mi riconosce, certo. Ah, eccolo, molte grazie, è
veloce, lei. L’esistenzialismo è un umanesimo non ha niente a che spartire con
il mio seminterrato, mica facciamo filosofia qui. Va bene per gli intellettuali
del pianoterra. Così glielo restituisco, saranno contenti, che è parecchio che
lo cercano di sopra. Come vede lei mi è utile. In ogni modo, non sono
autorizzata a riaprirle le porte, bisognerebbe chiamare il servizio di
sorveglianza, è troppo pericoloso. Certo che è pericoloso, sarebbe una cosa
inaudita, una vera e propria novità! E poi non bisogna mai farsi notare in
biblioteca. Farsi notare è disturbare. Resterà con me mentre preparo la mia
sala di lettura. Ho altri libri da catalogare. Visto che è così efficiente, mi
tiri fuori dagli scaffali di storia tutti i libri di geografia che ci hanno
infilato i lettori. Su, e non brontoli: catalogare, riordinare, non disturbare,
è tutta la mia vita.
È una querula bibliotecaria di provincia la donna che parla
dalla prima all'ultima riga di questo incantevole monologo. Il suo
interlocutore è un ragazzo che usa il seminterrato della biblioteca come
bivacco notturno. A lui la custode si rivolge mischiando vita privata, libri,
invettive. E la confessione di un tenero rapimento verso uno studente di cui
però contempla solo la nuca. La sua voce ci arriva sommessa, un po' nevrotica,
la voce di una donna ferita da un amore andato male, chiusa in un riserbo che
solo i suoi amati romanzi riescono a scheggiare. Li ama, li classifica, li
commenta convinta che solo l'ordine monastico della biblioteca è medicina per
il caos dei sentimenti e degli uomini tutti. E poi d'un tratto la sua voce si
accende e dalla donna autoreclusa nel sottosuolo esce una pasionaria della
letteratura, una tenace sentinella del silenzio, che dalla sua misera trincea
di provincia difende la vertigine della bellezza letteraria contro il chiassoso
vociare della subcultura di massa.
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